Club Alpino Italiano
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Corrado Spellanzon e l'estate 1926

 

Dopo la morte del mio amico e maestro Giorgio Nenzi, ho ricevuto in dono dalla moglie Carla la sua aquiletta di socio cinquantennale del CAI e la sua Guida Berti. Subito ho notato due cose strane: sulla copertina di tela vi è la firma ben leggibile di Corrado Spellanzon e l'edizione è quella del 1928, troppo vecchia per essere di Giorgio, classe 1942. Indagando un po' ho scoperto che Bepi Nenzi, padre di Giorgio, era amico intimo di Corrado ed aveva ricevuto dalla famiglia Spellanzon la Guida Berti in seguito alla morte di Corrado, avvenuta tragicamente in un incidente di montagna sulla Cima Bagni successo giovedì 14 agosto 1930. Nel "Notiziario e programma gite ESTATE 1976" della sezione di Conegliano, a pag. 37 avevo trovato un articolo sulla scomparsa del nostro consocio Spellanzon ed anche uno stralcio del Gazzettino di quei giorni che ne riferiva la cronaca. Tutto questo mi aveva incuriosito parecchio; sapevo anche che al Rif. Vazzoler gli era stata dedicata una sala per cui una sera, sfogliando la famosa Guida Berti mi sono chiesto: "perchè non cercare qualche altra informazione su Corrado?".

Ho così avuto la possibilità di leggere e fotocopiare un suo lungo dattiloscritto dal titolo GIORNALE DELLA SPEDIZIONE AGOSTO 1926 nel quale racconta in modo spiritoso e molto particolareggiato le sue avventure con 4 amici durante un viaggio a piedi nelle Dolomiti. Enzo Buffolo, Giuseppe Nenzi, Gino Collodel, Domenico Moro e Corrado Spellanzon partono giovedì 12 Agosto1926 in treno da Conegliano per Longarone quindi in corriera fino a Zoldo ed infine a piedi lungo il seguente itinerario: Forno, Pecol, Rif. Coldai, Alleghe, Rocca Pietore, Sottoguda, Malga Ciapela, Passo della Fedaia, Penia, Alba, Passo Pordoi, Arabba, Pieve di Livinallongo, Nuvolau, Cortina, quindi nuovamente in treno per Calalzo e Conegliano.

Il racconto, in un italiano al quale non siamo più abituati, dipinge luoghi che oggi faremmo fatica a riconoscere, dove nelle strade solo sterrate non vi era praticamente traffico, dove i resti della Grande Guerra si potevano ancora vedere ovunque in grande quantità, dove ci si muoveva quasi esclusivamente a piedi e bisognava chiudersi in un armadio per cambiare i telai fotografici! Quello che però risulta evidente fin dalle prime righe è lo stile di Corrado, sempre estremamente descrittivo ed intriso di un sottile umorismo. Non potendo trascrivere tutto il testo, mi limito a riportarne alcuni brevi stralci.

 

12 Agosto Si parte; il treno mantiene magnificamente i suoi 15 Km orari, attende pazientemente ad ogni stazione i viaggiatori in ritardo, e cerca di perdere più tempo possibile. […] Arriviamo a Forno di Zoldo. Il panorama è magnifico; non si vede assolutamente nulla. Le nubi fittissime velano le cime dei monti.

13 Agosto Rif. Coldai, Qui compiamo un'importantissima operazione: mangiare. E' una cosa che quassù in montagna si fa spesso e volentieri.

14 Agosto Malga Ciapela. Qui Moro decide di abbandonare il gruppo per diversi motivi. Non indaghiamo le cause; ai posteri, come diceva la buon'anima del Manzoni, l'ardua sentenza. Ma probabilmente i posteri se ne fregano. […] Giungiamo ad Alba dove pernottiamo e ceniamo. Ci offrono birra da signori e birra da poveri. Noi, considerate le nostre possibilità finanziarie, prendiamo naturalmente quella da signori, che è nera.

15 Agosto Domenica, partiamo soltanto alle 6:15; nel bosco prendiamo un sentiero che sale rapidamente zigzagando. Veramente lui sta fermo e saliamo noi. […] Arriviamo a Pieve di Livinallongo dove dormiamo all'Hotel Posta. In tutti questi paesi c'è sempre infallibilmente un Albergo Alpino e un Albergo Posta.

16 Agosto (grande descrizione del paesaggio dalla Vetta del Nuvolau); l'Antelao sempre fumante, quasi meraviglioso vulcano creatore di nubi. […] Cortina. Noto subito che Cortina è un luogo d'alta montagna. Signore in grande toilette, uomini in costume da tennis, automobili lussuose, camerieri impeccabili, labbra tinte e scollature meravigliose. Di tanto in tanto qualcuno con gli scarponi ferrati; ma è un tedesco di sicuro.

17 Agosto Da Cortina vorremmo andare fino al Rif. Cantore ma il tempo che ci è sempre stato fedele quasi come una sposa in viaggio di nozze, si è così rabbuiato da sembrare oggi una moglie dopo 6 mesi di matrimonio. […] Prendiamo il trenino per Calalzo nel quale piove dentro e costa 180£ in 4 per viaggiare in 3° classe perchè non esiste la 4°.

 

Corrado era nato a Conegliano nel 1904, figlio unico di Emilio Spellanzon e Giuseppina Talamini ed all’epoca della sua morte era laureando in medicina all’Università di Padova. Morì la sera di giovedì 14 Agosto 1930 durante la discesa in doppia dalla Cima Bagni nelle Dolomiti di Sesto ed ora riposa nella tomba di famiglia nel cimitero di Corbanese.

 

Dal « Gazzettino » del 17 agosto 1930.

«TR AGICA ASCENSIONE ALPINA»

Una laconica telefonata dava ieri mattina comunicazione di una sciagura alpinistica, in cui trovava la morte un coneglianese: Corrado Spellanzon, figlio unico del sig. Emilio, direttore della locale filiale del Credito Veneto. Purtroppo la notizia luttuosa veniva più tardi confermata.

Audace ed ardente, lo Spellanzon, che frequentava l'ultimo anno di medicina all'Università di Padova, si era recato, con alcuni amici, pochi giorni fa, a Padola (Comelico). E nella sua baldanza, aveva impreso, con i colleghi dei vari Gruppi Universitari, colà convenuti, una serie di escursioni, ultima delle quali doveva riuscire fatale.

Come è avvenuta la disgrazia ?

Verso le sei di giovedì mattina, lo Spellanzon — così narrano gli amici — era partito, insieme col camerata Raho del G.U.F. di Treviso, per tentare la scalata della Cima Bagni. La cima fu raggiunta felicemente e la discesa s'iniziò alle quattordici e, verso le diciannove, i due studenti, ch'erano in cordata, avevano quasi compiuto la loro audace impresa calandosi per una parete, sotto cui si apriva uno strapiombo di settanta metri; pare che lo Spellanzon, proprio quando mancavano solo due metri al punto di sicurezza, sia stato colto da improvviso malore (la causa non è bene accertata).

Al compagno di ardimento che gli era vicino e che già aveva raggiunta quella piattaforma su cui i due giovani calcolavano soffermarsi pel riposo, per intraprendere l'ultimo difficile tratto del ritorno, lo Spellanzon gridò: «Scivolo, scivolo!» e mentre il Raho lo incitava con una frase concisa ad essere forte per ancora un istante, che il pericolo sarebbe cessato, il disgraziato si lasciava andare.

Cadde lo Spellanzon sulla piattaforma vicino al Raho, che cercò di trattenerlo. Ma il terreno, viscido per le recenti piogge, o forse ricoperto di uno strato ghiacciato, rese vano ogni tentativo, ed il baratro profondo settanta metri, che s'apriva lì a fior di scoglio, inghiottì la giovane vittima.

Raccolte tutte le sue forze, il Raho discese la ripida parete e, dopo un'ora di faticoso e pericoloso andare di croda in croda, raggiunse il Camerata morente. Il Raho, con quale strazio nel cuore è superfluo dire, si portò a Padola ove, stralunato, raccontò agli amici colà rimasti, quanto era accaduto ... ».

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