Club Alpino Italiano
Sezione di Conegliano

Social

I ghiacciai dell'Antelao

I primi studi sui ghiacciai dell’Antelao, come in generale delle Dolomiti, risalgono alla fine del XIX secolo e precisamente nel 1897 ad opera del famoso geografo friulano Olinto Marinelli. Già si era spenta da alcuni decenni la grande fase fredda (1500-1850), poi chiamata PEG (Piccola Età Glaciale) che causò avanzate impressionanti dei ghiacciai delle Alpi, con distruzioni di alpeggi e provocando, durante le fasi di disgelo, alluvioni e morti nelle sottostanti vallate (Monte Bianco-Rosa ecc). Grosse trasformazioni avvennero anche nei ghiacciai dolomitici, ma la loro peculiarità di essere piccoli e incassati tra le rocce, fece sì che non arrecassero alcun danno a pascoli o a borghi. Ma ritorniamo a quel fine '800 quando all’interno del CAI nazionale, si costituì un comitato per lo studio dei ghiacciai Italiani (C.G.I.), di cui il Marinelli fu uno tra i primi componenti.
Egli studiò i quattro ghiacciai dell’Antelao (Inferiore, Superiore, del Salvella e di Ciampestrini) facendone di ognuno il rilievo topografico, ne determinò la superficie, stabilì il limite temporaneo delle nevi perenni e pose i segnali per le prime misure, che rilevò per alcuni anni, registrando le variazioni frontali sui due ghiacciai maggiori, il Superiore e l’Inferiore dell’Antelao. Nel 1902 ne misurò le superfici: rispettivamente 45 e 31 ettari. La fronte del Ghiacciaio Superiore, che occupa un vasto vallone (Valle dell’Antelao) provvisto di alcuni salti rocciosi, si arrestava in quell’anno alla base del primo salto, a quota 2.425; mentre scendeva a quota più bassa per la transfluenza verso la Val D’Oten, in corrispondenza della linea di cresta dell’attuale Sella dei Ghiacciai (m 2.580) sino alla quota di 2.390 metri. Questa lingua glaciale era separata dal ghiacciaio Inferiore che occupa il vasto circo alla testata della Val D’Oten, da una cresta di morena con al di sopra un caratteristico grande masso erratico esistente allora come adesso e quotato 2.347 metri nella carta topografica dell’I.G.M

Ma ora è interessante riportare le parole del dott. Aldo Palatini in occasione di una escursione da lui fatta nel 1906 pubblicata sulla Rivista del Cadore di quell’anno con il titolo "Da Calalzo al ghiacciaio dell’Antelao”. La partenza è alle due di notte dal paese di Calalzo per Praciadelan e poi ai Piani dell’Antelao
che descrive così:
Un oh di meraviglia risuona nella valle… Una prateria verdissima di tenua erbetta si estende per più di un chilometro in piano liscio come bigliardo. Il massiccio (dell’Antelao) appare sullo sfondo imponente nel suo splendore di roccia dolomitica indorata dal sole che nasce. Il ghiacciaio, di cui si vede la fronte, scintilla con i suoi mille specchi, come si racconta di certi palazzi incantati”.

Ecco, questa visione della seraccata e della fronte del ghiacciaio Superiore dai Piani dell’Antelao ora non è più visibile, perché con il forte ritiro avvenuto nel XX secolo e che continua tutt’ora, il ghiacciaio si è attestato e affossato nel circo al disopra di questo salto roccioso prima descrittovi. Durante la Piccola Età Glaciale, conclusasi come detto sopra attorno al 1850, ciò non era più così e lo attesta un bellissimo ed interessante lavoro presentato nel 2005 da Laura Cibien di Belluno nella sua tesi di laurea in Geografia all’Università di Padova con il titolo: “I Ghiacciai del Monte Antelao (Dolomiti) dalla Piccola età Glaciale.”

Il nostro ghiacciaio superava sia il primo che il secondo ostacolo roccioso di questo vallone arrestandosi a quota 2.150 metri e lo ha dedotto dallo studio delle morene lasciate in loco. Per chi non è addentro alla materia, vi dirò che le morene sono depositi di limo, detriti, sassi ed altro, disposti in forma caotica ed è tutto ciò che il ghiacciaio trasporta verso valle con il suo lento movimento e che poi lascia sul posto arretrando, come testimonianza, sia lateralmente che frontalmente, del punto massimo raggiunto.

La lunghezza del ghiacciaio era di 1800 metri, ora è poco più di 900, e la sua superficie era di 73 ettari. La transfluenza della lingua di Val D’Oten era lunga 850 metri e si arrestava a 2.170 metri, mentre oggi, e questo dai primi anni del duemila, la fronte si trova a quota 2.580 ed è pensile alla testata di un valloncello dove, alla sua destra orografica, sulla roccia, passa il sentiero attrezzato che permette il passaggio dal Ghiacciaio Inferiore al Superiore.

Dopo il Marinelli, dal 1910 e fino ad alcuni anni successivi alla prima guerra mondiale, non si hanno notizie dei ghiacciai dell’Antelao; il fronte bellico e gli interessi erano spostati più a Nord: Tofane, Cristallo, Tre Cime. Peccato, perché proprio in questi anni, dal 1915 al 1918, si sono verificate grosse nevicate con forte avanzata dei ghiacciai Dolomitici, ma che non sono state documentate. Solo alla fine degli anni ’20del 1900 essi vennero studiati nuovamente e questa volta ad opera da un altro grande personaggio: Bruno Castiglioni, geografo dell’Università degli Studi di Padova. Egli trovò nuovamente i ghiacciai in ritiro, la fronte del Superiore era attestata sui ripidi pendii rocciosi del primo salto ed ogni tanto faceva cadere pericolosi blocchi di ghiaccio nel pendio sottostante.

Finora non vi ho parlato dell’altro “grande” ghiacciaio dell’Antelao: l’Inferiore e non perché sia meno importante, ma solamente perché è ancora più nascosto ed osservabile solo sul posto o dagli alpinisti che salgono alla vetta dell’Antelao, o da quei pochi, se non pochissimi, che sono saliti alla cima dello Scottér (Marmarole), perché da qui il ghiacciaio sta proprio di fronte. Il ghiacciaio Inferiore si espande alla base del canalone Menini e quindi la sua alimentazione avviene soprattutto ad opera delle valanghe che cadono di frequente da questi ripidi pendii, diversamente da quello Superiore alimentato maggiormente dalle nevicate dirette. La dott.ssa Cibien calcolò nei suoi studi che durante alcune avanzate massime della PEG nel 1820 ed anche nel 1850, l’Inferiore aveva una superficie di 38 ettari, una lunghezza di 970 metri e terminava alla quota di 2.200 metri, alla testata di Val D’Oten, su ripidi pendii rocciosi. Il Marinelli, nel 1902, ne calcolava una superficie di 31 ettari e la fronte si trovava alla quota di 2.280 metri.

Altra guerra ed altro arresto di notizie che riprenderanno nel 1952 ad opera di Lazzari e di Fersuoch.

Nel 1958, in occasione dell’anno Geofisico Internazionale, venne istituito il catasto di tutti i ghiacciai delle Alpi ed anche delle Dolomiti e dell’Antelao, constatando ancora la diminuzione areale in atto.

Dal 1976 i due ghiacciai dell’Antelao vengono controllati annualmente da me che, nel mio piccolo, proseguo sulla scia di quegli illustri personaggi che con le loro ricerche ed esplorazioni hanno permesso a tutti noi una maggiore conoscenza anche degli elementi e del meccanismo che fanno muovere queste grandi manifestazioni della natura che sono i ghiacciai.

Il Professor Zanon, illustre docente di Geografia dell’Università di Padova, recentemente scomparso, mi ha fatto con gioia entrare in questo Ente di Ricerca del Comitato Glaciologico Italiano, di cui faccio parte come operatore.

In questo lungo periodo, ad oggi, sono passati ben 36 anni e ho potuto cogliere anche la piccola fase climatica favorevole ai ghiacciai avvenuta alla fine degli anni ’70; inverni nevosi ed estati fresche hanno permesso che le fronti dei ghiacciai dell’Antelao si allungassero di 15-20 metri per poi inesorabilmente, dal 1981, continuare la loro ritirata causata da inverni poco nevosi ed estati calde (l’estate 2003 in assoluto, ma anche quella recente del 2012). Il Ghiacciaio Superiore ha arretrato la sua fronte, dal 1933 al 2012, di 197 metri, di cui 135 solo nel periodo 1981-2012. La fronte di Val Antelao si trova ora a 2510 metri, smagrita e con un lago alla sua fronte, effetto del grande disgelo soprattutto di questo ultimo decennio. Il Ghiacciaio Inferiore, dalle misure del Marinelli del 1903, al 2012, si è ritirato ancora di più: circa 300 metri, con innalzamento della quota frontale a 2.390 metri, rispetto ai 2.280 dei primi del novecento.

Ultimamente anche il Centro Valanghe di Arabba ha eseguito alcune ricerche dell’area e dello spessore del ghiaccio. Nel 2004 per il Ghiacciaio Superiore è stata rilevata una superficie di 27 ha e quindi si è ridotto di quasi i 2/3 in 150 anni; per l’Inferiore è stata rilevata una superficie di 14 ettari. La misura dello spessore, effettuato sul Ghiacciaio Superiore con il sistema del GPS, a sorpresa dà ancora uno spessore massimo del ghiaccio di 80 metri in un settore del ghiacciaio, attorno ai 2.700-2.800 metri, che corrisponde alla zona di accumulo, nel quale nemmeno d’estate, se non raramente, la neve dell’inverno si scioglie completamente.

Però delle belle grotte azzurrine che si aprivano alle fronti e che fino a pochi anni fa, con un po’ di prudenza, si potevano esplorare, ora vi è solo il ricordo. I ghiacciai sono appiattiti e si stanno coprendo di detriti; la bella lingua di ghiaccio che costeggiava la ferrata non esiste più e il percorso escursionistico fatto dal Palatini, oltre 100 anni fa, ha perso quel suo fascino un po’ misterioso.
Le ultime proiezioni degli scienziati, di questo innalzamento delle temperature globali, danno poca speranza ai ghiacciai più piccoli come i nostri, che non vedrebbero l’alba del XXII secolo.

Per i ghiacciai dell’Antelao ci vorranno 70-80 anni per l’estinzione. Già alcuni piccoli ghiacciai delle Dolomiti, rispetto allo scorso secolo, sono scomparsi: Pelmo - Cresta Bianca – Fanis - di Dentro, del Froppa, nelle Marmarole… per citarne qualcuno… e non sono bastati alcuni inverni nevosi come il 2008-2009 e 2009-2010 per una inversione di tendenza, perché, come abbiamo visto, è molto importante che le estati siano fresche per poter conservare la neve caduta nell’inverno che si trasformerà poi tra qualche anno, tramite fusioni e rigeli, in ghiaccio.

Ce lo auguriamo tutti e lo speriamo, che ci sia una controtendenza nei prossimi anni, perché i nostri nipoti un giorno salendo in questi luoghi ricchi di fascino e di storia, non trovino un cartello con la scritta in Italiano ed in Inglese: “qui, diversi anni fa, c’era un ghiacciaio, esplorato e studiato dal geografo Olinto Marinelli nel 1897 e percorso dal Palatini nel 1906 e bla…bla…bla.


Il ghiacciaio superiore dell'Antelao nel 1988
(foto dell'autore)

...e nel 2010
(foto dell'autore)
Categoria: