Riduzione tratta da “IL BEL PAESE, conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia” di Antonio Stoppani - Milano, L.F.Cogliati editore, sesta edizione popolare, 1889 Pagine da 40 a 49
Il corno squilla a raccolta per l’ultima volta; schioccan le fruste; i cavalli contraggono le cosce muscolose, e pontano co’ pié di dietro; rumoreggia il suolo sotto le pesanti ruote, ed ecco la carovana in marcia.
Tutto prometteva una bella giornata, e certe nubi, che ci avevano pur regalato un po’ di pioggia la sera precedente, si erano quasi dissipate del tutto. La corona delle montagne si proiettava sul puro zeffiro del cielo. Che incanto! che benessere! Come si sentono piacevolmente gonfiarsi i polmoni da quell’aria fresca, tutta pura! Una giornata nelle Alpi … quante ne vale delle giornate che passano senza lasciare un’impressione, una rimembranza, in mezzo all’uggia, alla monotonia della città! … Ma via; non vò poi stancarvi con ripetere il panegirico e la descrizione delle bellezze alpine. Contemplate nella loro realtà non saziano mai; ma descritte … è un’altra cosa.
>> Non potemmo tuttavia oltrepassare Listolade senza arrestarci un minuto, per gettare un’occhiata entro la Valle della Corpassa, che si apre sulla sinistra del Cordevole. Un colosso di monte, una tela d’ignude rupi, ne chiude lo sfondo. Vedeste mai una montagna più bella o più orrida? È la Civita, detta anche Corpassa, vista da mezzodì, più simile a un’immensa muraglia diroccata che ad una montagna.
>> Avanti, avanti!… Il Cordevole, di cui rimontiamo il gran letto tenendoci sempre sulla proda del fiume ed elevandoci lentamente da mezzodì a settentrione o piuttosto a nord-ovest, di un tratto, quasi respinto dal suo confluente, il Biois, si ripiega verso nord-est. La gola si fa sempre più stretta; l’occhio cerca, in fondo, il lago di Alleghe, meta sospirata del nostro viaggio […]
>> In quella che, rasenta la frana, valichiamo il torrente, portandoci dalla destra sulla sinistra, ecco un vasto bacino, ecco il lago di Alleghe, disteso a mò di limpido specchio, entro una cornice di ridente verzura, da cui spicca una fantastica corona di ignude montagne, che sostengono una volta di purissimo azzurro. Che delizioso paesaggio! Come sorride di lontano, specchiandosi nel limpido lago, il vago paesello di Alleghe, colle sue pittoresche casipole, col suo campanile, acuto come il ferro di una lancia! […]
>> Cent’anni orsono il lago di Alleghe non esisteva. Sul piano, che or si distende a quasi cinquanta metri di profondità sotto il pelo delle acque, errava serpeggiando il Cordevole, sorgevano abituri e villaggi, si distendeva un tappeto di erbe smaltato di fiori, e il montanaro, seduto al rezzo di una pianta, si
vedeva tranquillo pascolar il bestiame …
>> Era la notte dell’ 11 febbraio 1771. Ad un tratto un rombo, crescente a guisa di tuono prolungato, rimbomba nella valle. Gli abitanti di Alleghe e Caprile si precipitano atterriti dai loro abituri; guardano, ascoltano … urli di terrore, di disperazione risuonano giù in fondo alla valle; ma tutto ricopre il bujo della notte. Che notte fu quella! Quale orrenda vista rivelarono ai loro sguardi i primi albori! Là in fondo, ad occidente, la montagna, alle cui falde erano qua e la diversi villaggi, appariva orribilmente lacerata; una valanga di rupi , buttandosi giù dal fianco dello Spitz, si era gettata, quasi diga colossale sorta per incanto, attraverso la valle, e come sitibonda di maggior rovina, rimontava il fianco dell’opposta montagna […]
Non ho potuto raccogliere che scarsi particolari di quel disastro; ma quei pochi li credo precisi. Un primo scoscendimento avvenne, come dissi, la notte dell’11 febbrajo. Un piccolo gruppo di case, esistente al piede del monte Spitz, fu sepolto dalla frana. Questa, sbarrando la valle, cagionò la formazione del lago. Nel maggio, quando quei poveri montanari avevano appena cominciato a riaversi dal terrore e dalle angosce, staccassi dal monte una seconda frana. Il lago, da essa percosso, levassi in così formidabile ondata, che sorpassò il paese di Alleghe, il quale sorge sopra un’erboso pendio, elevato, su per giù, venti o trenta metri sul livello del lago stesso. Il legname, raccolto in cataste sul pendio accennato, levato di peso da quell’onda mostruosa, poi ricondotto dalla stessa onda che ricadeva, investì la chiesa e la distrusse. Tre villaggi, Costa, Sommariva ed Ariete, furono seppelliti, non so bene se sotto la prima o la seconda frana. Nel solo Ariete si contarono 48 vittime umane. Quattro altri villaggi dovettero sgombrarsi, man mano che il lago andava crescendo. Mi si assicura che si veggono ancora trasparire di sotto le acque. Il lago ha ora una lunghezza di circa 2 chilometri sopra una larghezza media di circa 400 metri. In origine era molto più vasto, e probabilmente anche assai più profondo. […] Il lago di Alleghe ebbe dunque in origine una lunghezza di 4 a 5 chilom.[…]
L’impicciolimento del lago è un fenomeno semplicissimo d’interrimento […] Cent’anni ancora, e del lago di Alleghe non rimarrà che il nome […]
>> La Civita è una delle più stupende montagne che io vedessi mai. Se vista dal lato di sud-est si assomiglia a una gran muraglia diroccata, ora, guardata dal lato di nord-ovest, diviene un immenso castello, turrito e merlato. Ma i merli son rupi, le torri montagne.
Siamo a Caprile. Una vecchia colonna sormontata dal Leone di S. Marco, ci ricorda i fasti di quella terra così umile e così gloriosa. Quel leone è un dono della Serenissima repubblica che il Cantone di Caprile seppe più volte difendere valorosamente dai limitrofi Austriaci. I Caprilesi se ne vantano a ragione, e conservano gelosamente due bandiere, ove spicca il leone alato in campo azzurro […]
IL BEL PAESE Ch’Appennin parte, e’l mar circonda l’Alpe”
Petrarca, Sonetto XCVI in vita di M.L.
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