Club Alpino Italiano
Sezione di Conegliano

Social

Appeso alle lamine degli sci

A 25 anni vivo appieno quello che è lo sci estremo, lo sci ripido e il freeride. Sono discipline che pratico oramai da diversi anni ed amo alla follia questo tipo di approccio un pò particolare alla montagna nella sua veste invernale.
Mi sono avvicinato al fuori pista parecchi anni fa, grazie a due amici e il tutto è iniziato con le classiche uscite con gli sci d'alpinismo ma ben presto ho capito che le scariche di adrenalina che producevano le discese a velocità folle era proprio ciò che cercavo.

Ancor di più ero affascinato dallo sciare su terreno ripido ed in luoghi impervi. Proprio su questa pratica mi sono concentrato sempre di più, cercando discese sempre più ripide, pericolose e soprattutto selvagge. Le emozioni prodotte dalle scariche di adrenalina e la ricerca dello sci ripido sono quindi diventati sempre di più gli aspetti caratterizzanti la mia attività sulla neve.

Ho avuto la fortuna di vedere molti luoghi e di girare molto con gli sci sia nelle Dolomiti che nel gruppo del Monte Bianco, luogo nel quale è stata scritta la storia dello sci estremo. Nelle Dolomiti sicuramente la conca ampezzana è il luogo che preferisco e dove ho effettuato e ripetuto più discese tra le quali ricordo con particolare affetto quelle nel gruppo delle Tofane e del Cristallo dal quale sono sceso innumerevoli volte con qualsiasi tempo e condizioni di neve. Proprio nel gruppo del Cristallo con un amico mi sono regalato due delle più belle discese scendendo con gli sci dalla parete nord della cima del Cristallo dalla via Innerkofler e il canale Arbuthnot tra il Piz Popena e l'Ago Loschner.

Un piacevole ricordo di un'altra discesa con gli sci in un ambiente molto selvaggio rimane anche la diretta alla parete ovest della Tofana di Mezzo che attendeva di essere scesa dopo un'assenza di ripetizioni negli ultimi vent'anni. Questa discesa è stata effettuata insieme a due amici, loro con lo snowboard ed io con gli sci nella primavera del 2010, in una giornata da favola.

Sicuramente però, ciò che mi ha sempre affascinato di più, fin dalla prima volta in cui sono stato in quell'ambiente, sono le immense pareti ghiacciate nel gruppo del Monte Bianco. Proprio lì ho effettuato alcune discese molto complicate e con una linea estetica ai confini della realtà. E il luogo che ogni anno mi riserva per tutta la stagione i sogni più inconcepibili di discese storiche e spettacolari.
Ogni anno quando oltrepasso il traforo del Monte Bianco e alzo la testa sopra Chamonix provo sensazioni uniche, senza paragone, indescrivibili. Mi sento a casa, sento che sono nel posto ove hanno lasciato le loro tracce su impervie pareti i fuoriclasse dello sci estremo come Jean Marc Boivin, Patrick Vallencant e tra gli ultimi, sicuramente il grande Marco Siffredi. Ogni volta che alzo il capo verso il cielo quando sono nel centro di Chamonix il mio sguardo non può che posarsi sulla maestosa parete nord dell’Aiguille du Midi, costellata da seracchi sospesi, da muri di ghiaccio, da pareti di roccia e salti che precipitano per milleseicento metri sopra la stazione intermedia della funivia dell’Aiguille.
È proprio su questa parete che mi sono regalato le tre discese più belle effettuate fino ad ora e conservo ricordi che mi rimarranno per sempre.
Anselm Baud uno dei pionieri dello sci estremo descrive cosi questa parete:

“La discesa della Mallory segna una svolta, come un chiavistello che salta, la muraglia è stata dominata da sciatori dell’estremo. Sulla nord dell'Aiguille la Mallory è la traccia, la linea, la parete più visibile, quella che colpisce chi guarda da Chamonix. In pochi anni questa discesa diventerà un esame, un rito di passaggio per chi, delle generazioni future, si dedicherà allo sci estremo.”

La nord dell'Aiguille è una tra le pareti più suggestive da scendere con gli sci e in me ha sempre scatenato un fascino particolare, sono sceso tre volte da questa parete, la prima il 25 aprile del 2009 e due volte, per due giorni consecutivi e per due linee differenti, nel giugno di quest'anno. Sono sceso dalla via Eugster Diagonal e dalla Mallory, entrambe che precipitano per 1.500 metri nel vuoto sottostante di Chamonix.

Quest'anno le condizioni non erano delle più propizie o meglio non lo erano quando io sono passato di lì. Purtroppo, almeno per ora (chi lo sa in futuro...) questa resta solo una passione da inserire nel tempo libero e nelle giornate che ritaglio al lavoro. Quando si può partire, a volte solo nei fine settimana, bisogna prendere un pò le condizioni che si trovano, accettarle e cercare di combinare ugualmente qualche discesa.
Ricordo con molto piacere i tempi dell’università quando, anche se può non apparire bello da dire, il primo pensiero era quello di trovare belle condizioni
e se ci fossero state...pronti via in qualsiasi istante o giorno che fosse...

La ricerca di discese sempre più ripide è ciò che ricerco maggiormente, la ricerca del limite, delle scariche di adrenalina, del camminare sul filo del rasoio fino al limite senza effettuare il minimo errore che sarebbe fatale. La maggior parte delle volte ho sempre condiviso con un amico a cui sono legato profondamente tutte queste emozioni, ma in fondo ciò che mi piace di questa disciplina, di questa attività, è anche il fatto di non dipendere da nessuno di non essere legato ad un compagno di cordata. Puoi decidere e scegliere solo con la tua testa, puoi fare ciò che vuoi. Questo ti procura una libertà allucinante.
Posso anche affermare però che tutte queste esperienze vanno effettuate sempre con la testa sulle spalle perché molte volte gli errori si pagherebbero cari. Bisogna considerare sempre tutte le variabili legate all’allenamento, alla neve, alle condizioni atmosferiche ed ai possibili pericoli inerenti ad una discesa. Ogni discesa va valutata attentamente, preparata con il dovuto allenamento e soprattutto in base alle condizioni della neve, della montagna e del meteo.
È fondamentale ascoltare se stessi e la montagna e non aver paura di tornare indietro quando le condizioni non garantirebbero la buona riuscita diuna discesa dato che la vita è sicuramente più importante e una linea, una parete, è sempre li che ci aspetta e le condizioni migliori prima o poi arriveranno...istante o giorno che fosse...

Foto:

  • (in apertura): Una calata sulla via Eugster Diagonal (Foto: archivio Schenardi)
  • (in chiusura): Discesa dalla parete Nord dell'Aiguille du Midi (Foto: archivio Schenardi)
Categoria: