Club Alpino Italiano
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Le conterminazioni veneziane in Cansiglio

Introduzione storica

Il bosco del Cansiglio[1] passato nei domini della Serenissima all’inizio del ‘400 in seguito alla dedizione di Belluno, divenne di particolare importanza strategica attorno alla metà del ‘500 in seguito ad una serie di eventi politici e tecnici.
La pace (o meglio la tregua armata spesso interrotta da incidenti) di Venezia con i Turchi era sempre più incerta, quindi era sempre più necessario disporre di una flotta sempre armata e operativa ed essere in grado di produrre rapidamente nuove navi e armamenti.
Nel Mediterraneo, in quel secolo, e anche per gran parte del successivo, la nave da guerra per eccellenza era la galea “grossa”, quindi una nave a vela e remi, con dimensioni fino ad oltre 50 metri e circa 150 – 180 rematori per nave in base al numero di banchi.
I problemi di “regolazione” di un “motore” di questo tipo, 150-180 remi da coordinare, erano immensi e quindi si passò dalla voga alla sensile, con un rematore per remo, a quella a scaloccio con in genere tre rematori per remo, quindi più facili da coordinare, ma che richiedeva anche remi più grossi e più lunghi, fino anche a 13-15 metri.
I faggi del Cansiglio si prestavano perfettamente a questo scopo, come il bosco di Caiada con i suoi abeti rossi si prestava per la produzione di pennoni e antenne, per cui il Cansiglio viene messo sotto tutela della Repubblica dal Consiglio di X il 21 novembre 1548[2], il 3 marzo 1549 (more comune – a Venezia l’anno cambiava a fine marzo, quindi ancora 1548 more veneto) viene nominato un “capitano del bosco” nella persona di Jo Batta Salier[3] e si comincia la costruzione, al centro della piana, del Palazzo di San Marco, infine nel 1550 su suggerimento del rettore di Belluno Domenico Falier il bosco viene “conterminato”, cioè si segnano i confini dell’area protetta[4]: in quest’area non si può pascolare, costruire casere, tagliare alberi se non quelli scelti ogni anno dai responsabili dell’Arsenale per le necessità della flotta.
In seguito a maggior protezione del bosco viene creato il “mezzomiglio”, un’area esterna larga circa mezzo miglio in cui era ammesso il pascolo, ma non il taglio, viene “conterminato” anche il pascolo della piana, creando quindi due anelli concentrici di cippi, e si provvede a fissare il numero massimo di animali ammessi per tipo.

Le conterminazioni esterne

Il primo “conterminatore” fu il Patrono dell’Arsenale Antonio Da Canal nel 1550, che stese una dettagliatissima relazione del suo operato, indicando tutti i “termini” messi in opera, le distanze relative e l’orientamento del percorso.
A titolo di esempio si riporta qui uno stralcio della relazione del Da Canal “….. Item principiando dal Sasso nominato delli quattro Confini, over Pietra incisa posta sopra la strada, che va da Campo de Mussa alli Pradi del Cansegio[5], et dal detto sasso seguitando per la strada per ostro de perteghe 670 circa fin in Campo de Mus, et de li seguitando per la Vale detta Capella sempre per la strada per Ostro[6] perteghe 140[7] circa sino a un sasso, qual fu segnato con un M, et de li seguitando per detta strada per la quarta di Ostro verso Garbin perteghe 50 circa fino a un altro sasso segnato n° 2 con un M dove si lascia andar la strada et Vale della Capella ….”.
Le conterminazioni, che avvenivano sempre davanti a testimoni autorevoli delle comunità locali interessate per lo specifico territorio, dovevano essere periodicamente riviste sia per venire incontro alle richieste delle comunità stesse ed alle controversie sui diritti di pascolo, sia perché a volte i termini venivano spostati o distrutti.
Le conterminazioni furono quindi circa una quarantina dal 1550 al 1795, anche se quelle “generali”, quindi con la revisione di tutto il perimetro furono sei o sette; le principali, dopo la prima di Da Canal, sono quelle di Federico Cornaro 1622, Leonardo Dolfin 1653, Marino Zorzi 1660, Bernardo Trevisan 1679 e Paolo Querini 1748.
Va ricordato che le conterminazioni non erano fatte ponendo in opera dei veri cippi squadrati di dimensioni standard, ma usando grossi massi (i più grossi possibile, viste le cattive abitudini dei locali) in cui venivano incise: le iniziali del rettore, l’anno, il progressivo lungo il percorso del rettore stesso ed in genere una croce, spesso veniva anche praticato un foro in cui inserire una croce in ferro per rendere il cippo visibile nell’erba.
Quindi i cippi recano più “serie” di iscrizioni, tanti quanti i rettori ivi passati anche se in numero molto variabile (evidentemente non tutti i rettori avevano la stessa buona volontà …); sui cippi più importanti, tre probabilmente in base alle carte, fu inoltre scolpito un “leon in moleca”, ma di questi se ne è trovato uno solo in Alpago.
Quando il Cansiglio passò sotto l’Austria, venne eseguita una nuova conterminazione nel 1820 che in generale seguì quella veneziana, usando gli stessi termini e incidendovi in più 1820 IF o FI (foresta imperiale).
L’ultima conterminazione fu effettuata dal Regno d’Italia del 1874/75 qu8ando il bosco fu dichiarato demanio inalienabile, e seguì anch’essa in molti tratti quella veneziana, in questo caso mettendo però in opera dei cippi standard veri e propri e tracciando una carta precisa della posizione.

Avanzamento del lavoro di ricerca

Il progetto nasce dall’impegno di un gruppo di persone, il dott. Fain di Tambre, il dott. Dal Cin di Anzano, il Gruppo Archeologico Polcenighese (Gr.A.PO. – rif. dott. Cosmo) e buon ultimo arrivato l’estensore dell’articolo, presidente della Pro Loco di Fregona, che ha avuto la fortuna di incontrare i suddetti mentre vagava per il bosco con il cane e si è quindi aggregato.
Il lavoro ha richiesto sia moltissime “campagne” sul campo (ottima scusa con le mogli) che lunghe ricerche negli Archivi di Stato, in particolare a Venezia, e negli archivi dei Comuni interessati; il confronto incrociato tra i documenti ed il “terreno” ha permesso finora di individuare 82 cippi lungo tutto il perimetro del Cansiglio e di realizzare un data base per la catalogazione delle schede di ciascun cippo e delle relative foto. Non trattandosi di veri cippi, per trovare un termine antico, una volta individuata all’incirca l’area, e tranne quando fosse in corrispondenza ad uno dei nuovi cippi del 1874, si è dovuto procedere ripulendo con spazzole o piccole vanghe da giardino un numero non trascurabile di metri quadri di terra e muschio fino a trovare il masso giusto.
Una volta ripulito, ogni termine è stato “restaurato” evidenziando in rosso le incisioni (solo quelle chiaramente individuabili).
Il lavoro prosegue anche se probabilmente il più è fatto: in base ai documenti esistono ancora diversi termini da ritrovare, ma è probabile anche che molti siano andati perduti, o distrutti/scalpellati all’epoca della caduta della Serenissima o in seguito, per esempio durante la realizzazione di strade forestali.

La situazione escursionistica

Anche in questo campo ci sono dei progetti in corso.
Per la zona Friulana è bene riferirsi al Gr.A.PO. www.grapo.it e informazioni@grapo.it per avere informazioni sullo stato avanzamento, comunque sono già stati messi in opera dei cartelli indicatori lungo i sentieri della zona che va dalla Crosetta a Casera Ceresera e oltre verso Pian Cavallo per arrivare ai cippi che generalmente sono abbastanza vicini ai sentieri.
Per la zona di Tambre è stato realizzato il Troi dei Cippi ed il riferimento è l’Ufficio Informazioni Turistiche di Tambre 0437 49277 / 320 856534.
Per la zona di Fregona è in corso di studio con Veneto Agricoltura la realizzazione di un sentiero in cui ad ogni cippo sarà abbinata una scheda storica sul Cansiglio, che permetterà con un percorso circolare (Crosetta – Cadolten – Crosetta) di passare per 18 cippi.
NB per la data di pubblicazione dell’articolo si spera che tutto sia pronto, comunque per lo stato avanzamento e per una descrizione eventualmente “ufficiosa” del percorso si rimanda al sito della Pro Loco di Fregona (www.prolocofregona.it) .


NB per chi sale in Cansiglio dalla parte trevigiana, la Crosetta permette intanto di vedere due cippi “gratis”:

  • il primo è sulla strada provinciale, a sx salendo, a fianco della cappelletta proprio di fronte all’Osteria
  • il secondo è dall’altra parte della strada, dx salendo, 50 m più avanti, in alto dietro la casa forestale, in corrispondenza alla presa dell’acquedotto, e segnalato con un cartello a lato del sentiero che va verso il rif. Maset e poi Casera Ceresera; seguendo questo sentiero è possibile trovare altri cippi, anch’essi segnalati da cartelli, si veda anche al proposito il retro dell’edicola posta all’estremo del parcheggio della Crosetta in corrispondenza alla staccionata che delimita i tavoli da pic nic.

Fonte: Le Alpi Venete - Autunno-Inverno 2011-12

Note:

[1]    Per l’origine del toponimo si veda P.F.Uliana Cansiglio – Cansei ed. Dario De Bastiani
[2]    Per un’analisi approfondita e per la riproduzione dei documenti è fondamentale G.Spada “Il Gran Bosco da remi del Cansiglio nei provvedimenti della Repubblica di Venezia” Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali Collana Verde n°97
[3]    Per le relazioni dei rettori di Belluno al Senato, si veda il volume Podestaria e Capitanato di Belluno e Feltre Giuffrè editore, ormai esaurito ma con ristampa da digitale ottenibile a richiesta
[4]    Per le relazioni delle conterminazioni bisogna rivolgersi all’Archivio di Stato di Venezia
[5]    il nome Cansegio o Canseio – Cansiglio- si riferiva allora solo alla grande piana centrale, l’insieme veniva chiamato Bosco dell’Alpago; Campo de Mussa si trova sulla dx della strada provinciale dopo qualche centinaio scendendo dalla Crosetta verso la piana
[6]    Ostro (sud), e poi Garbin (sud ovest), sono i nomi dei venti per dare la direzione una pertica
[7]    sono circa 2 metri

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