Club Alpino Italiano
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Alessandro Baù - Una vita verticale all’ombra della Civetta

Intervista di Diego Della Giustina – Agosto 2011

Alessandro Baù è ospite della Sezione di Conegliano del CAI in occasione della X edizione della rassegna "Spettacolo Montagna". Lo abbiamo intervistato per avvicinarci al suo modo di intendere l'alpinismo e per scoprire la sua passione per la parete delle pareti: la Nord-Ovest della Civetta.

1) A Conegliano ci sentiamo un po’ “di casa” sul Monte Civetta. I due nostri rifugi, il Vazzoler ed il Torrani si trovano proprio lì. Cos’è che ha avvicinato Alessandro Baù a questa montagna ed in particolare alla Nord-Ovest, la “Parete delle Pareti”?

Quella muraglia mi ha stregato fin dal primo momento. Era l’estate del 2003 e dovevo andare a fare la ferrata Alleghesi con mio fratello. A causa del brutto tempo abbiamo dirottato al Tissi e, vista la Nord Ovest, dopo qualche giorno son tornato a fare il mio primo vione, il diedro Philipp Flamm: che avventura! Domani mio fratello e la mia ragazza proveranno proprio quella via e così, cercando di dargli qualche suggerimento, ho ripensato a quelle giornate e riassaporato la tensione pre-partenza e la soddisfazione, una volta arrivati al Torrani: INDIMENTICABILE.

Negli ultimi anni la Civetta mi ha regalato delle grandi emozioni, ho stretto una bella amicizia con Valter e Paola, Renato ed Enza, il Ventura, gestori e custodi dei rifugi Tissi, Coldai e Torrani. Quante volte ho fatto quei sentieri, spesso di notte con sacconi pesanti, sotto il diluvio sperando in un miglioramento, con la neve, il vento, con le ciaspe, gli sci, in ciabatte (per scendere dalla normale). Insomma, ne ho combinate veramente tante. E’ difficile da spiegare, ma quando mi chino sulla fontana di Malga Pioda per bere quel sorso d’acqua, entro nel mio mondo, mi sento a casa.

2) Venturino De Bona (il Ventura) è da diversi anni oramai il gestore del Rifugio Torrani. La sua via “Nuvole Barocche” del 1999 è stata da te ripetuta per la prima volta nel 2007.  Si tratta di una via straordinaria. E’ veramente la più impegnativa della parete? Cosa ha significato per te farne la prima ripetizione?

Nuvole Barocche rimane ancora l’avventura alpinistica più bella che abbia mai vissuto, per tanti motivi: è stato un sogno che ho cullato nel cassetto per due anni, che ho maturato pian piano e che mi ha cambiato. Mi sono messo totalmente in gioco su un terreno nuovo, dove il dubbio di essere o meno all’altezza è stato un fedele compagno. A proposito di compagni, ho avuto la fortuna di vivere quest’esperienza con Ale (Beber - n.d.r.) che a suo tempo avevo definito “il matto giusto”, il più riflessivo che io conosca, con cui condividere questo viaggio!.  Aveva solo 21 anni, ma è sempre stato un grande, una spanna avanti a tutti, in famiglia e nella sua attività di alpinista e guida.

Nuvole Barocche nel complesso rimarrà unica, per la lunga preparazione, i due giorni passati in parete e per il caloroso contorno che ci ha sostenuto e fatto da sipario. Abbiamo respirato l’atmosfera di un alpinismo autentico.

Ad oggi rimane ancora la via più dura della Nord Ovest.


3) Noi del CAI conosciamo il Ventura per le sue doti di generosità ed umiltà, oltre ovviamente per le sue imprese sulla Nord-Ovest. Qual è il tuo rapporto con lui che spesso vigila con attenzione sulle tue salite, dall’alto nido d’aquila del Torrani? 

Ci sentiamo spesso e appena riesco, vado a trovarlo su in rifugio, tra le nuvole. La Nord Ovest è la nostra comune passione e quando parliamo di montagna ci capiamo al volo. Abbiamo provato le stesse esperienze ed entrambi ne siamo consapevoli. Alla fine di ogni via ho passato delle serate indimenticabili; far da mangiare, servire ai due tavoli stipati di gente, lavar i piatti con l’acqua gelata, concludere la serata con qualche grappetta … fa tutto parte della salita. E’ proprio questo il bello. La Civetta “la incanta”.
 
4) La tua esplorazione delle pareti del Civetta sta continuando tuttora, con la ripetizione di grandi vie e con l’apertura di nuovi itinerari. Quali sono le sorprese che ti ha riservato questo minuzioso lavoro di ricerca alpinistica? Quali le vie del passato e degli ultimi anni che a tuo avviso meritano di essere riconsiderate?

C’è ancora tanta di quella roccia da esplorare che solo a pensarci, i polpastrelli mi sudano! All’inizio volevo ripetere tutti gli itinerari più impegnativi o non ancora ripetuti. Poi, preso confidenza con la parete, ho iniziato a guardare gli spazi liberi per disegnare qualcosa di mio. Contemporaneamente sto esplorando itinerari dimenticati o poco ripetuti: La via dei Polacchi, La via del Sogno, Titti sono sicuramente tra le più interessanti. Ho recuperato tutti i vecchi libri dei rifugi che sono dei veri e propri pezzi di storia.

5) Quali sono le tue vie nuove sulla Nord-Ovest e gli elementi caratterizzanti delle tue aperture?  

Per il momento solo una: Chimera Verticale a Punta Civetta, tra il diedro Aste e la Andrich-Faè. Una linea logica che vince lo strapiombante pilastro nei suoi punti più deboli. Wolly (Valter Bellenzier – n.d.r.) mi ha detto che proprio domani una cordata proverà a ripetere la via: sono curioso di sentire i commenti! Pensate … mio fratello e la mia ragazza sul Philipp, una cordata su Chimera e io che seguo il tutto dal Kazakistan (sono via per lavoro)! C’è un’alta pressione incredibile e mi sto mangiando le mani per esser via!

Ho altri due cantieri aperti: uno con Renato Panciera, un suo vecchio progetto in compagnia di Venturino; l’altro, che ormai è in dirittura d’arrivo, con Nicola Tondini e Alessandro Beber, mio compagno su nuvole Barocche. Questa è una via incredibile, forse la più bella e impegnativa che abbia salito; la ripetizione integrale ci darà sicuramente filo da torcere, ma non vedo l’ora di finirla per poi farla tutta d’un fiato! Penso che potrebbe togliere a Nuvole Barocche lo scettro di via più impegnativa della Nord Ovest.

Su tutte le parete, ma ancor di più in Civetta, bisogna essere rispettosi di quanto è stato fatto prima, dell’etica e dei sacrifici dei predecessori. Ho fatto di tutto per riuscire ad aprire solo a chiodi, a costo di perdere una giornata “inchiodato” su tre metri (com’è capitato su Chimera Verticale) e ne vado estremamente fiero.

6) Come vedi l’evoluzione dell’arrampicata in montagna ed in particolare sul Civetta, dove l’orientamento della parete principale non attrae di certo gli alpinisti amanti delle pareti assolate e dell’arrampicata vissuta come gesto atletico fine a se stesso?

E’ vero, la parete è infinita, con zoccoli impegnativi e discese altrettanto lunghe. La Nord Ovest richiede molta attenzione ma ti ripaga alla grande! L’esposizione non richiama certo la folla. Capita poche volte di aver due cordate sulla stessa via!

In questi anni però alcuni itinerari stanno diventando “popolari”: Capitan Sky Hook, completata nel 1987, è una via con difficoltà paragonabili alla parte bassa del Pesce in Marmolada. Dall’apertura contava una sola ripetizione di Mittersteiner del ‘91 e un tentativo di Adam Holzknecht. Nel 2009 ho fatto la seconda salita in solitaria ed oggi conta già 5 ripetizioni; è così bella che diventerà una classica d’alta difficoltà, percorribile in giornata. Generalmente l’alone di mistero che avvolge certe vie scoraggia i ripetitori. Quando poi si traccia una relazione dettagliata, si aggiunge qualche chiodo e iniziano a circolare informazioni, ecco che ci sono molti più volenterosi!

7) Qual è il tuo rapporto con le vie percorse in solitaria e fino a che punto ritieni che sia accettabile prendere dei rischi in parete?

Solitarie? Non sono certo un esperto, ne ho fatte solo tre in tutto! Una breve prova su SuperSoro in Moiazza, giusto per capire che manovre fare, e poi via … due giorni dopo ero su Capitan Sky Hook, che esperienza! Per la prima volta da solo su una grande parete, con tutte le soste da riattrezzare, poco materiale lungo i tiri e la relazione abbastanza imprecisa: quante incognite. In quei giorni la testa era veramente in bolla! In ogni caso preferisco scalare in compagnia. L’arrampicata è divertimento, è fiducia reciproca, è condivisione … almeno questo è quello che mi ha insegnato papà, il mio primo compagno di cordata!
Rischi?! Ovviamente una componente di pericolo c’è ed in questo la concentrazione gioca un ruolo fondamentale. L’alpinista è 50% testa e 50% fisico.

8) Nell’autunno 2010 abbiamo avuto nostro ospite il giovanissimo fuoriclasse Adam Ondra. Pensi che talenti di questo genere, così forti in arrampicata e dediti solo all’arrampicata in falesia, nel caso si orientino verso la montagna, possano apportare un contributo significativo all’evoluzione dell’alpinismo?

Certamente. Ondra ha già fatto delle grandi cose su “multipitch”. Alcuni esempi: Wogu e Silbergeier in Ratikon, la prima “a vista” di Hotel Supramonte alle Gole di Gorropu, Tough Enough in Madagascar. Chissà cosa potrebbe fare se si dedicasse all’alpinismo, non riesco neanche ad immaginarlo! L’importante è che continui a divertirsi, vederlo scalare è incredibile, uno stimolo continuo (irraggiungibile) a migliorarsi.

9) Da dove è nata la tua passione per l’alpinismo e qual è stato il ruolo del CAI? Come si concilia la tua considerevole attività alpinistica con gli impegni lavorativi e con quelli nella scuola di arrampicata del CAI di Padova? Hai mai pensato ad un futuro di Guida Alpina?

Devo ringraziare papà. Lui ha fatto il corso di roccia quando sono nato. Da piccolo ogni tanto mi portava in falesia a Rocca Pendice “a far pendoli”. Poi a 13-14 anni abbiamo iniziato a scalare in montagna. La corda, come spesso accade, ha contribuito a creare un legame ancora più forte e duraturo. Ovviamente non ha smesso di scalare, l’anno prossimo gli ho promesso di andare sul Philipp, quindi lo dovrò allenare un po’.
A 16 anni ho frequentato il corso d’arrampicata al CAI di Padova e due anni dopo sono entrato nel gruppo d’arrampicata libera della scuola Piovan: mi sono sempre divertito un sacco nell’ambito del CAI. Siamo un bel gruppo di gente competente da cui ho imparato tanto.

Da quattro anni lavoro come ingegnere alla Saipem, nell’industria offshore dell’oil & gas. Sono spesso in trasferta, perso per mare su qualche nave da costruzione. Vedendo solo acqua non è facile trovare le motivazioni per allenarsi duramente, ma faccio del mio meglio e sfrutto questi periodi per ricaricare le batterie e la motivazione.

Il corso guide?! Chissà … rimane un sogno nel cassetto. Finche mi divertirò come ingegnere, non credo lo aprirò.

 

Immagini (dall'alto in basso):

  • Attacco al cuore della parete Nord-Ovest
  • Bivacco sul Nuvole Barocche
  • Baù, De Bona e Beber al Torrani dopo Nuvole Barocche
  • Il tracciato di Chimera Verticale
  • Alessandro sulla sua Chimera Verticale
  • Alessandro su Capital Sky Hook




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