Club Alpino Italiano
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Gli ambienti rocciosi: le rupi e i ghiaioni


Sedum album

Gli ambienti rocciosi rappresentano degli habitat proibitivi per la vita delle piante: siccità, basse temperature, elevata insolazione, mancanza di un vero suolo ed esposizione al vento rendono queste zone molto inospitali e richiedono una flora oltremodo specializzata. In questi ambienti il principale fattore limitante è rappresentato dalla scarsità d'acqua superficiale, condizione dovuta all'elevata pendenza nelle rupi, e alla tessitura grossolana nei ghiaioni. Le piante che vivono in questi ambienti hanno quindi sviluppato diversi adattamenti: apparati radicali ben sviluppati in profondità (Saxifraga sp.), presenza di una copertura di peli sulla superficie fogliare per limitare al minimo l'evapotraspirazone (Globularia cordifolia), sviluppo di particolari tessuti acquiferi (Sedum album).

Alcune specie, per sopravvivere alle basse temperature, hanno dimensioni ridotte per sfruttare la copertura del manto nevoso (sotto la quale la temperatura non scende a temperature inferiori ai 0°C).

La flora dei ghiaioni

La natura calcarea del Gruppo del Civetta espone i massici rocciosi a un continuo processo di disgregazione.
Un ghiaione è una forma di accumulo derivante dalla deposizione di materiale a tessitura grossolana proveniente dalla parete rocciosa sovrastante, per effetto dell'alternanza delle fasi gelo/disgelo cui è sottoposta la roccia.

La flora caratteristica dei ghiaioni calcarei è adattata per sopperire al notevole stress meccanico prodotto dalla caduta di sassi lungo i pendii: una radice maestra profonda ancora la pianta al substrato, mentre un sistema radicale superficiale serve per l'assunzione di sali e acqua.

Un altro adattamento è la produzione di un alto numero di semi a elevata germinabilità, queste caratteristiche aumentano la probabilità che questi germinino. Infatti, la probabilità che i semi trovino un substrato favorevole al loro sviluppo è assai bassa.

L'ambiente dei ghiaioni è ben rappresentato all'interno del giardino, a titolo d'esempio si ricordano il garofanino di Steinberg (Dianthus steinbergii), il camedrio alpino (Dryas octopetala), la vedovella celeste (Globularia cordifolia), e la peverina a foglie strette (Cerastium arvense), specie che crescono molto lentamente e formano degli estesi tappeti in cui è possibile l'accumulo di materia organica.

La flora delle rocce

Una rupe è una parete rocciosa subverticale o con pendenza molta elevata. Per lo sviluppo di una flora rupicola (detta anche casmofitica) è necessario che la parete rocciosa offra un certo numero di appigli e anfratti dove possa accumularsi la sostanza organica. Queste condizioni sono spesso presenti sulle rocce calcaree, sia per le caratteristiche chimiche della roccia (dissoluzione del carbonato di calcio), che per le spaccature dovute all'alternanza dei cicli di gelo e disgelo dell'acqua (crioclastismo).

Le specie tipiche di questi ambienti presentano spesso una forma di crescita definita “a cuscinetto”, che consiste nella crescita di piccoli fusti, tutti di uguale lunghezza, strettamente uniti tra loro a formare una struttura emisferica. In questa struttura i fusti morti della pianta proteggono i fusti vivi, che ogni anno producono nuovi germogli, mentre le parti morte vengono riciclate all'interno della pianta e sfruttate come substrato di crescita. Sfruttando questo meccanismo, le piante a cuscinetto possono sopravvivere all'azione del vento e alle condizioni di bassa temperatura che si alternano al forte surriscaldamento della roccia nelle ore e nei giorni più caldi. Il raponzolo di roccia (Physoplexis comosa) è la specie più caratteristica delle rocce dolomitiche, la sua distribuzione è limitata alle rocce calcaree delle Alpi orientali; altre fioriture vistose sono quelle della potentilla penzola (Potentilla caulescens) e della bonarota comune (Paederota bonarota). Gli arbusti invece sono rappresentati dal ramno spaccasassi (Rhamnus pumilus), con crescita a “spalliera”, cioè appressata alla roccia al fine di captare il più possibile la radiazione solare. Le sassifraghe (Saxifraga paniculata e S. crustata) sono piante tipiche di questi ambienti, il significato del loro nome (dal latino saxum= roccia e frango= spezzare, rompere), deriva dalla capacità di crescere in luoghi dove la roccia è relativamente compatta. Le foglie di queste due specie sono riunite a rosetta basale, in modo da ridurre l'esposizione delle strutture vegetative all'azione degli agenti atmosferici; inoltre lungo il margine fogliare vi si possono osservare dei piccoli puntini bianchi: sono piccoli cristalli di carbonato di calcio secreti da apposite ghiandole, ubicate sul margine fogliare.


Physoplexis comosa
 
Potentilla caulescens
 
Paederota bonarota
 
Rhamnus pumilus
 
Saxifraga crustata